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Che fai, mi cacci? (Ma, detto tra noi, alla fine chi caccia chi?)

Un "mi cacci" di warholiana memoria....

ps: se qualcuno ha la foto della maglietta ( Repubblica l’ha pubblicata ma non permette “copia e incolla” prego inviare a: newsfromtshirts). In regalo un maglietta!

L’oggetto più pop che ci sia è sicuramente la t-shirt, magari recante l’effige dei propri miti personali. E non c’è destra pop senza “guerra delle magliette”. Anche questa è politica postmoderna. È a Milano, in particolar modo, che i supporter finiani si stanno scatenando in vista dell’incontro di lunedì con il presidente della Camera. I militanti lombardi di Fli, in particolare, accoglieranno Fini indossando t-shirt di colore arancione, in ricordo della rivolta ucraina del 2004. L’iniziativa è stata pensata dall’assessore comunale alla Salute e finiano di ferro Giampaolo Landi di Chiavenna. «Ho fatto preparare un centinaio di magliette arancioni – ha affermato Landi – in ricordo dell’ultima rivoluzione liberale europea». Sulle magliette sarà stampato lo slogan “Fini per Milano” che campeggerà anche sullo striscione all’interno del teatro Derby dove è previsto il dibattito. E tra i gadget per i partecipanti al dibattito l’assessore ha preparato anche dei cappellini, sempre arancioni, con su scritto “Laici e liberali con Landi”. Ma i richiami ucraini non saranno l’unico riferimento che campeggerà sulle maglie dei “futuristi” milanesi. All’incontro di inizio settimana prossima saranno infatti in vendita anche t-shirt dal taglio più pop con citazione del celebre dito accusatorio del presidente della Camera nei confronti di Silvio Berlusconi. La composizione ricorda Andy Warhol ed è formata da sei riquadri colorati. Nei due centrali vediamo il volto di un combattivo Gianfranco Fini, nei quattro ai lati il dito indice stesso, vera e propria icona del ritorno della passione politica in Italia. Per chi non avesse capito di che parliamo, la maglia richiama anche una frase esplicativa: «Che fai, mi cacci?». Si tratta, ovviamente, dello scatto d’orgoglio di Fini che, in direzione nazionale del Pdl, si batté affinché il suo ruolo di cofondatore del partito fosse rispettato contemplando anche la possibilità del dissenso e della dialettica interna. In molti, all’epoca, parlarono di uno strappo simbolico, di un’offesa al corpo mistico del capo che il berlusconismo più deteriore è abituato a venerare. Quello scatto, quel dito, quelle parole ruppero un incantesimo. «Per noi quel gesto rappresenta il momento della riappropriazione della politica, del ritorno del polemos, l’inizio di una fase nuova della politica italiana», spiegano gli ideatori della t-shirt che, siamo certi, andrà letteralmente a ruba. Ma lunedì, per Fini, non saranno tutte rose, fiori e… t-shirt. Alcuni ex missini più o meno orbitanti intorno al Pdl stanno già dichiarando battaglia, con tanto di armamentario linguistico becero-feltriano. «Faremo sentire, forte e chiara, la voce dei missini milanesi che chiedono che l’infame traditore Fini se ne vada sia dalla poltrona di Montecitorio che dalla nostra casa di Montecarlo», ha tuonato Roberto Jonghi Lavarini. Quest’ultimo non è affatto sconosciuto, soprattutto nell’ambito della cosidetta “destra radicale”, dove il personaggio è noto come “barone nero”, per ascendenze nobili e preferenze politiche. Jonghi Lavarini ha in effetti attraversato praticamente ogni iniziativa “d’area” nel capoluogo lombardo. Oggi, come da facile copione, lo ritroviamo tra i berluscones di ferro. Sul suo blog, intanto, viene pubblicizzata una commemorazione della Marcia su Roma. Questo il programma: «Tradizionale cena dei camerati milanesi. Saluto degli ex combattenti della Repubblica sociale italiana. Canti, brindisi, lotteria tematica (quota di partecipazione 35,00 euro a testa)». Non è chiaro se il fez lo si debba portare da casa o venga fornito dall’organizzazione. Più sotto campeggia il documento dell’ufficio di presidenza del Pdl con cui veniva cacciato Fini. La quota di partecipazione, in questo caso, non è specificata.

Fonte: Federico Locchi, dal Secolo d’Italia del 23 ottobre 2010