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Caccia er filippino. Viperetta Dixit

massimo ferrero

E già, le magliette non dimenticano…

Come sempre tocca alle magliette conservare la memoria delle frasi “storiche”. Certo, non parliamo qui di Giulio Cesare o Mussolini, nè del Papa o di un Presidente americano.

Parliamo di viperetta, il mitico Ferrero, presidente della Sampdoria.

L’ha detto e l’ha ripetuto. E qualcuno si è divertito a conservarne la storia. Dentro una maglietta.

Chissà cosa ne pensa il “filippino” di tutto questo. E se un giorno allo stadio tutti si presenteranno con questa maglietta come un giorno molti indossarono, ad esempio, il mitico “Vada bordo cazzo!” dedicata allo stolto Schettino.

Oppure se un giorno ce ne fosse un’altra di maglietta che dicesse: ” caccia er viperetta…”

M.M. per newsfromtshirts

Abbiamo trovato la maglietta che indossava il comandante Schettino il giorno del naufragio “Costa Concordia”

Il mantra del Comandante Schettino. Ecco la maglietta che indossava quel giorno...

 
Di vedetta o di timone…sì, vabbuò….
 

Passeggeri soli sulle lance? Vabbuò… ( E per festeggiare l’ennesima farsa ideata da Schettino: Vabbuò ja remix: un gioiello.)

Come ha detto Einstein: se non hai mai sbagliato non ha mai provato il nuovo. (Schettino è a posto per tutta la vita)

 

Tra i dialoghi registrati anche quello tra un ufficiale e, presumibilmente Schettino: “Comandante i passeggeri stanno cominciando a entrare nelle lance da soli…”. E la risposta: “Vabbuo’…”.

Sono diverse le voci che sono registrate nel video. Poco dopo la collisione una di queste si esprime cosi’: “I motori non ci stanno proprio… stanno andando al diavolo”. E poi: “Praticamente ci sta uno squarcio e l’acqua viene giu’…”.

Forse e’ ancora Schettino o un altro ufficiale che chiede “Stiamo scarrocciando a terra, quanti metri abbiamo?”. “Cento metri”, e’ la risposta. “Aspettiamo che scarrocciamo un altro poco in acque piu’ basse, poi diamo fondo all’ancora e vediamo…”.

La videoregistrazione testimonia anche la dichiarazione di emergenza generale e di abbandono nave, il cui annuncio viene dato anche in diverse lingue. Ma poco prima qualcuno, sempre in plancia, chiede: “Che facciamo? Che facciamo?”.

INVECE DEL VIDEO SULLA PLANCIA, CAOS MENTRE LA CONCORDIA SBANDA, VI OFFRIAMO UN REP ELETTRONICO ISPIRATO AL GIA^ QUASI MITICO “e VABBUO”…..E VAI SCHETTINO!

Fonti: http://www.rainews24.rai.it , youtube e newsfromtshirts

Concordia, Schettino avvisò la Costa: “Ho fatto un guaio, abbiamo urtato”

Ci pensa twitter a propagare le citazioni del Comandante...

 
 “Ho fatto un guaio”: Francesco Schettino avrebbe detto subito alla compagnia Costa quanto era successo alla nave Concordia nel passaggio davanti all’Isola del Giglio la sera del 13 gennaio.

“C’è stato un contatto con il fondale”, spiegò al suo interlocutore alla sala operativa della compagnia, Roberto Ferrarini responsabile dell’unità di crisi della Costa. Il contenuto delle telefonate, diverse quelle nei momenti immediatamente successivi all’impatto ed in quelli successivi dell’emergenza, è stato riferito dallo stesso comandante al gip nel corso dell’interrogatorio di garanzia. Quella sera Schettino parlò solo, in tutte le conversazioni, con Ferrarini al quale, forse percependone l’incredulità su ciò che era accaduto, assicurò: “Ti sto dicendo la verità”. “Sono passato sotto il Giglio. Abbiamo dato un urto”.

Fin qui quanto Schettino ha raccontato ai magistrati. Ma secondo la compagnia di navigazione il comandante, quella sera, “non ci ha detto la verità”. E l’assicurazione viene dalla tolda di comando della compagnia, dal presidente della Costa Crociere Pierluigi Foschi, secondo il quale Schettino ha mentito anche al suo equipaggio: “Purtroppo anche loro – ha detto – non hanno ricevuto la corretta informazione sulla gravità della situazione” ed è per questo che gli uomini a bordo delle Concordia invitarono i passeggeri a rientrare nelle loro cabine. “Di solito valutiamo la situazione – ha detto Foschi – e in caso di necessità possiamo dare dei consigli. Questa volta non siamo arrivati a dare dei consigli perché quanto il comandante ha detto nella conversazione delle 22.05, purtroppo, questa volta ci è stato confermato non corrisponde a verità. Lo abbiamo appreso non dal comandante Schettino, e comunque troppo tardi”.

Due versioni contrapposte dunque, che lasciano irrisolto uno dei quesiti circa il forte “ridimensionamento” dell’accaduto e cioè quella comunicazione da bordo della Concordia alla capitaneria di porto di Livorno in cui si parla di un non meglio identificato problema tecnico. Ma, io, ha detto Schettino ai magistrati “ho avvisato subito la compagnia, come era mio dovere fare”. E dopo aver descritto l’accaduto, aggiunge, “chiesi l’invio di un rimorchiatore per la nave e di elicotteri per i soccorsi”. “Se ho fatto un errore, sono pronto ad assumermene la responsabilità. Ma prima è bene che siano individuati questi aspetti, questi errori, verifichiamoli e poi tutti possiamo valutare”, ha detto al suo legale, l’avvocato Bruno Leporatti, che liquida come una “immane sciocchezza” le voci secondo le quali quella sera il comandante fosse ubriaco dopo aver bevuto oltremisura nella cena insieme a Domnica Cemortan, la giovane moldava vista in sua compagnia prima del disastro. Ma, ha assicurato Schettino ai magistrati, “questa persona non stava in plancia. Quella sera in plancia eravamo io e cinque ufficiali. Nessun altro”.

Schettino respinge anche l’accusa più infamante per un marinaio, quella di aver abbandonato la nave: “Sono rimasto su uno scoglio dove mi hanno trovato i vigili. Ero in divisa, riconoscibilissimo. E quando mi hanno chiesto di trasferirmi al porto ho detto no perché volevo restare fino a quando l’emergenza non fosse finita”.

Fonte: http://www.unionesarda.it

Mettiamo un pietra sopra Schettino?

Era innamorato del naufragio

 
E’ forse giunto il momento di dare un taglio al massacro mediatico di Schettino. 72 ore pesanti…diciamo che da oggi voltiamo pagina. Era innamorato del naufragio e, prima o poi, avrebbe preso la tranvata. Peccato che non fosse solo, considerando che se l’è andata cercando.
Cerchiamo tutti di andare oltre; questa emozione collettiva è pericolosa perchè alla fine ci distoglie da altre cose importanti. E qualcuno potrebbe approfittarsene…
 
M.M. per newsfromtshirts

Vada a bordo, cazzo! – T-SHIRT

Cazzo,usata al momento giusto...

 

«Vada a bordo, cazzo!» non è solo un ordine. È una frase simbolo di chi, in questo Paese, non vuole arrendersi alle difficoltà. Di chi, nonostante tutto continua a fare il proprio dovere. Anteponendo gli interessi collettivi ai propri.
«Vada a bordo, cazzo!» è la frase pronunciata dal capitano della Guardia Costiera, Gregorio De Falco, la sera della tragedia della Costa Concordia. Non è però solo questo.
Sono le parole che a ognuno di noi, almeno una volta nella vita, è capitato di voler urlare in faccia a qualcuno. E che mai come ora, in un Paese e in un’Europa che sembrano andare alla deriva senza una guida certa, diventano d’attualità.
«Vada a bordo, cazzo!» è un comandamento da sputare in faccia a chi non paga le tasse, a chi si fa offrire le vacanze e le case a sua insaputa. A chi preferisce il cinismo alla solidarietà. La furbizia all’onestà.
È un messaggio da manifestare con orgoglio. Per dimostrare quanto sia possibile essere diversi. Nella semplicità della vita quotidiana. Dove, anche la normalità del proprio dovere, può diventare uno stimolo eccezionale.
Allora «Vada a bordo, cazzo!». Io lo manifesto. Io la indosso.
USIAMO TUTTI QUESTA FRASE!!!

Fonte: http://shop.lipsiadesign.com

www.magliettefresche.it

LA RICOSTRUZIONE DEL DISASTRO – UN BLOGGER ESPERTO DI VELA PRENDE I DATI UFFICIALI E TRACCIA LA FOLLE ROTTA DELLA COSTA CONCORDIA

Il 2012 parte così.

 

Ho cercato in rete una ricostruzione decente di quanto accaduto alla nave da crociera. Purtroppo un conto e’ dare le notizie cosi’ come arrivano, un conto e’ cercare di capire cosa possa essere avvenuto. Mettendo insieme i pezzi, mi sono fatto la seguente idea.

Rotta della Costa Concordia. Qui la prova esiste, ed e’ evidente, il sito Marine Traffic, traccia la rotta di tutte le navi, a patto che siano raggiunte da una stazione costiera appartenente al network. Tuttora visibile mentre scrivo, la traccia e’ questa:

 

La nave dei folli. Anzi.. DEL folle!

Quindi, nessun dubbio sulla rotta intenzionale di avvicinamento al Giglio, come del resto tradizione testimoniata da questo carteggio, tra un comandante della linea ed il direttore di Giglio News (grazie a Gianluca Nicoletti da La Stampa). Si evidenzia un reciproco piacere nel passaggio radente l’isola, da parte degli isolani nel salutare un gigante del mare (quasi 300 metri di lunghezza) e nei passeggeri e nel comandante nel vedere la terra cosi’ vicina.

Ma c’e’ di piu’. Infatti le posizioni sono corredate da velocita’, orario e prua. Quindi sappiamo che fino alle 20,33 (UTC, 21,37 locali), stava viaggiando a 15,4 nodi, con rotta 276, puntando cioe’ a Sud del porto, verso Cala delle Caldane.

4 minuti dopo, alle 20,37UTC la velocita’ e’ sempre elevata, ma la rotta e’ 285. Si trova a meno di 2 miglia dalle rocce. La nave ha iniziato la virata che nelle intenzioni del comandante, avrebbe dovuto portarla a costeggiare l’isola.

Qui la traccia si interrompe. E’ probabile che la stazione AIS che ha trasmesso i dati al sito Marine Traffic si trovi proprio a Giglio Porto e sia caduta in ombra nel tratto sotto la montagna.

Comunque, tutto lascia pensare che abbia colpito, secondo Repubblica alle 21,45, il bassofondo roccioso delle Isole Le Scole.

La nave pesca 8,2 metri, ma dalle foto che si sono viste, ha urtato sul fianco sinistro, poco sotto la linea di galleggiamento. E’ certo che fosse troppo vicino alla costa, la legge vieta la navigazione a meno di 300 metri dalla riva. Lo stesso comandante nella intervista al TGCom, parla di 100-200 metri dagli scogli, poi si corregge e dice 300, probabilmente per non incolparsi.

In realta, la nave e’ passata a meno di 20 metri dall’ultimo scoglio emerso, a meno di non voler accettare la tesi che in una zona cosi’ battuta non ci fosse uno scoglio non segnalato. Ecco, io questo non lo posso escludere a priori, ma se il comandante fosse stato davvero a 300 metri dalla costa, cioe’ dalle Scole, questo scoglio avrebbe dovuto emergere da un fondale di 30-50 metri fino ai 2-3 di dove lo si vede attualmente, incastrato nell’opera viva di questa sfortunata nave .

Un pinnacolo sconosciuto alle mappe? dubito. Credo invece che una banale immersione anche in apnea davanti alle Scole mostrerebbe evidenti tracce dell’impatto e la fresca frattura sulla roccia. Dunque tutto cio’ sara’ presto e facilmente accertato, mi auguro.

La zona dove ha impattato sembra molto vicino alla poppa.

RICOSTRUZIONE NAUFRAGIO COSTA CROCIERE BY VELASENZAPAROLE

La nave evidentemente stava ancora curvando quando ha colpito gli scogli e li ha presi non con la prua ma “scodando”. La virata che doveva portarli a sfilare davanti al porto e’ passata troppo vicino a Le Scole e se ne e’ portata via un pezzo.
Ingrandendo la zona del porto si notano altri 3 rilevamenti, sono delle 20,53, 20,58 e 21,02. La velocita’ e’ 2,9 nodi, poi 1,4, infine 1,1.

La nave si sta incagliando? non credo, credo piuttosto che abbia dato ancora, come peraltro testimoniato dalle cronache, nell’intento di arrestare la nave, farla ruotare (quello che hanno chiamato “testacoda”) a mandarla verso terra. Questa e’ una manovra brillante, che ha salvato la vita a 4000 persone e forse anchela nave. Hapermesso di non farla affondare e, forse fortunosamente, di far emergere la frattura, impedendo l’ingresso di altra acqua. La nave infatti e’ adagiata sul fianco opposto a quello dell’urto, in conseguenza dell’incaglio. C’e’ una foto notturna nella quale si vede ancora quasi diritta, probabilmente e’ ancora in movimento   .

Fonte: Velasenzaparole.com

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