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METAL-MERCHANDISING – ECCO A COSA SERVE LANDINI: A VENDERE LA FELPA ROSSA CON LA SCRITTA FIOM – ONLINE “SONO MOLTO RICHIESTE”

landini, camusso

Le vie delle T-shirt sono infinite

 

La felpa Fiom va online. L’idea di vendere attraverso internet uno dei prodotti più identitari del merchandising italiano viene discussa in queste settimane dai vertici dei metalmeccanici della Cgil. «Non si tratta certo di un business. Vendiamo le felpe praticamente a prezzo di costo. È vero però che sono diventate molto richieste e c’è anche un mercato di scambi», rivela il segretario organizzativo Enzo Masini.

sindacato

Non male nera e rossa…

Tutto ebbe inizio quattro anni fa quando la Fiom nazionale decise di far produrre in Italia («è un requisito fondamentale », precisa Masini) un certo numero di felpe rosse con la grande scritta bianca Fiom. Per un paradosso della cronaca ripetevano quelle inventate da Lapo Elkann con la grande scritta Fiat.

Ma quante se ne smerciano in un anno? «A livello nazionale dovrebbero essere circa 5.000», dice Masini. A seconda delle regioni (e della maggiore o minore distanza dalle aziende che le producono) le felpe costano tra i 20 e i 25 euro. «Raccogliamo gli ordini e quando ne abbiamo un certo quantitativo le facciamo produrre», racconta Vergnano. Si chiama “time to market”, uno dei criteri base della produzione automobilistica. Non è l’unico punto di contatto con l’industria automobilistica.

camusso, landini

Scajola invece scelse la felpata FIAT. Altri tempi…

«Dopo i primi anni, c’è stata una flessione nelle richieste — dicono alla Fiom di Torino — perché, ovviamente, nessuno cambia una felpa all’anno». Mercato saturo? Ecco che arriva quello di sostituzione: «Molti ci chiedono felpe con particolari sempre nuovi e diversi».

Per restare nella metafora automobilistica, anche le felpe hanno l’abs. «In ogni caso — conclude Vergnano — si tratta sempre di un oggetto identitario, si indossa alle manifestazioni ma è più difficile che venga indossato nel tempo libero o addirittura per andare al lavoro, dove può anche essere rischioso». Brand identitario? Il sogno di ogni pubblicitario. Allora perché non vendere a un prezzo più alto? «Perché siamo un sindacato, non Armani ».

 «Le felpe rosse andarono via in fretta », ricorda Valter Vergnano della Fiom torinese. Da allora ogni federazione provinciale ha iniziato a fare da sé producendo felpe di ogni foggia e colore. «Hanno cominciato gli emiliani con la felpa nera e la scritta rossa. Qualcuno dei nostri ha visto le immagini di Landini che la indossava — ricorda oggi Vergnano — e ha chiesto di averla. È scattato un classico meccanismo di emulazione e oggi noi a Torino ne vendiamo tre o quattro tipi diversi».

Paolo Griseri per “la Repubblica

Sergio Marchionne, la barba lunga e l’ego smisurato .

Meglio con o meglio senza…?
 
 
Il dubbio è atroce, e quindi va confessato: ma se Sergio Marchionne ha ammesso che “non si rade più per risparmiare tempo al mattino”…allora la doccia? Tutti sanno che radersi occupa meno tempo di una bella doccia. Risparmio per risparmio… D’altronde, tutti ricordiamo Fulco Pratesi, un leader ideologico dell’ambientalismo mondiale, quando predicò l’opportunità di fare una sola doccia alla settimana per risparmiare Sorella Acqua. Quindi la legittimazione dell’ecosostenibilità ci sarebbe. E il Principe De Curtis, insuperato filosofo – in arte Totò – sosteneva di essere talmente pulito da potersi cambiare la camicia una sola volta al mese, per quanto poco la sporcava.

Facili ironie a parte, nel titanismo “workaholic” che Sergio Marchionne ostenta ormai da anni (tutti ricordano quando rimbeccò il sindacalista Fiom che gli rimproverava il megastipendio con un surreale: “Ma lei non sa quanto lavoro io!”) c’è qualcosa che lascia veramente perplessi.

Che lascia temere che davvero pensi di essere indispensabile, e di esserlo nell’onnipresenza e nel lavoro “h24”. Il che è assolutamente contrario a ogni barlume di buon senso: affermare l’indispensabilità di una prestazione quantitativa così totalizzante da parte del capoazienda di una multinazionale manageriale dove nessuno dovrebbe pensare di essere davvero indispensabile, è un vero autogol.

Certo, sia chiaro: Marchionne è stato più che bravo, bravissimo! Ma non per le ore lavorate, come un qualunque Stakanov in miniera, bensì per le idee che ha avuto e l’abilità furbescamente diabolica che ha dimostrato nel realizzarle. Idee, abilità, non ore di straordinario e notti bianche!

Ha detto che resterà in carica fino al 2015, facendo così capire di avere la riconferma in tasca alla prossima assemblea sociale della primavera 2012: nessuno ne avrebbe dubitato, anche se forse arebbe stato più elegante che a dirlo fosse stato John Elkann.

E infine: Marchionne ha anche ammesso di aver sovrastimato le vendite della Nuova Cinquecento negli Usa, 27 mila contro le promesse 50 mila: “Ho peccato di ottimismo”.

Ogni scarrafone è bell’a mamma sua, ma neanche un metalmeccanico di prima nomina a Mirafiori avrebbe creduto sul serio che la pur gradevolissima Cinquecento fosse non solo quella vettura-mascotte che è stata e che serviva al gruppo ma anche un prodotto di grande tiratura: in America, poi, cioè un paese dove sotto i 4 metri di lunghezza le auto le immatricolano  nella categoria “monopattini”.

Fonte: Sergio Luciano per http://blog.panorama.it/

La Fiom? Ormai è una griffe.

La "classe" non è acqua...

Felpe, orologi, t-shirt: il sindacato dei metalmeccanici si lancia nella vendita di oggetti con il suo marchio. Sembra solo merchandising, ma è anche il segno del nuovo protagonismo di Landini, Cremaschi e soci.

Questioni di stile
La Fiom è un partito. Secondo tanti, sì. Se anche lo fosse, nulla di grave per chi non lo vuole: c’è sempre stato un modo per bloccare altre situazioni del genere. Il fatto è che stavolta c’è qualcosa di più. Una griffe stilistica persino, e questo vuol dire identità. Esempio: l’orologio più smart del momento costa 35 euro, ha il cinturino in plastica rossa, le lancette a forma di cacciavite e chiave inglese. Molto desiderato anche il beauty case, griffato e rosso d’ordinanza. Invidiatissima la felpa con cappuccio, griffe anteriore e sulla manica, in bella vista. Così le magliette – strepitose – griffe dietro q. b. e la seguente scritta davanti: “Polacchi? Serbi? Italiani? Metalmeccanici”. E’ made in Fiom, tutto.

Estate rovente

E’ un’estate Fiom. L’estate di Maurizio Landini. Al netto di vittorie e di sconfitte, al di là di ricorsi e contro ricorsi con Fiat in aule di tribunali e negli scontri nell’inner circle sindacale, il segretario generale dei metalmeccanici ha vinto, stra-vinto dal punto di vista mediatico. Landini, tipo pragmatico, simpatico, si dice perfino affettuoso, ha riportato al livello più alto e caldo della comunicazione i diritti dei suoi lavoratori. Il prossimo passo è una fondazione a Napoli. Un Centro studi sul disagio sociale: la banca dati della realtà dei numeri contro le parole della propaganda, così si racconta.

Tutti al festival
Il compagno Landini comunista non immaginario è stato molto invitato ad “Annozero” durante la stagione. E’ ospite fisso a “In Onda” su La 7: Luca Telese è una specie di suo addicted (lo fu anche di Sergio Cofferati, però). Poi c’è stato il segno dei segni. A fine giugno, il primo, attesissimo incontro pubblico fra i leader del centrosinistra, Bersani-Di Pietro-Vendola, dopo la vittoria elettorale delle amministrative, è stato a Bologna alla festa dei 110 anni del sindacato. Sotto lo stesso ombrello, come si sa, anche “Tuttiinpiedi”, il format di Michele Santoro in tuta blu, e la sorpresa: sul palco Roberto Benigni, e chi poteva volere di più? Tutto al festival Fiom (che andrà avanti lungo l’estate) mica a quello dell’Unità e varrà pure qualcosa.

Amici e compagni
Certo se Nichi Vendola, leader Sel, ai “compagni” preferisce gli “amici” (l’influenza di Facebook o quella di Maria De Filippi?), certo se Antonio Di Pietro, leader Idv, ondeggia lunatico, in compenso una piazza in cerca di eroi prima o poi trova. Landini intercetta, traduce in interviste, eventi, palcoscenico anche lotte e istanze sindacali sotto varie forme, e ora segue la presentazione del libro “Ci volevano con la terza media” di Giovanni Barozzino, rappresentante Fiom e uno dei tre operai licenziati a Melfi poi reintegrati dal giudice.

Felpe rosse
Una “saldatura” Fiom con il mondo santoriano (così l’ha chiamata Marianna Rizzini sul “Foglio”) è un circuito micidiale, una piattaforma che cade a proposito. E se un partito nasce anche dalla capacità di comunicare e rappresentare, e si è visto che è stato così, il cammino di Landini e Fiom non si può perdere. Intanto, a guardare la presenza sui media, tuta blu ha stracciato golfino blu (quello di Sergio Marchionne). E poi l’altro passaggio ancora: dalla tuta blu alla felpa rossa. Da soggetto vetero classista al logo orgoglioso “Classe metalmeccanica”, come da shopping bag, euro 6.

La risposta del sindacalista…Landini (Fiom): da Marchionne solo balle.

Lo sanno già tutti?...

(ANSA) – BERGAMO, 25 OTT – ‘La Ferrari e la Sevel dove sono, in Lussemburgo? Mi sembrano che facciano degli utili’. E’ la replica del segretario generale della Fiom Cgil Maurizio Landini all’amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne.

‘Secondo me – ha proseguito – Marchionne ha raccontato tante cose inesatte e un po’ di balle, perche’ dice cose che non sono vere’. ‘Intanto – ha aggiunto il sindacalista – continuo a non vedere qual e’ il suo piano industriale’.

fonte: Ansa.it

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